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Stagione patagonica 2019-20
                   

Pubblicato il 14 - 02 - 2020

Stagione patagonica 2019-20

Un bilancio dopo la prima finestra di bel tempo.

Si ferma ad un soffio dalla vetta del Fitz Roy il tentativo di concatenamento di Moroni e Gheza, mentre Della Bordella, Bernasconi e Pasquetto aprono una nuova via all’Aguja Standhardt. Per Moroni e Gheza due ripetizioni e una grande “cavalcata” nel gruppo del Fitz

E’ tempo di un primo bilancio per la stagione patagonica 2019-20 dei Ragni.

Il primo ad entrare in azione quest’anno è stato Luca Moroni, che, alla sua prima esperienza in Patagonia, assieme all’amico Leo Gheza, si è trovato di fronte un paio di mesi di tempo decisamente pessimo, anche per i famigerati standard del luogo.

Nonostante questo i due sono riusciti a dare un primo assaggio allo stile di scalata patagonico con una veloce della bella via Fonrouge all’Aguja Guillaumet, portata a termine in condizioni non proprio ottimali, ovvero da affrontare tutta con i ramponi ai piedi.

A fine gennaio Luca e Leo sono riusciti a piazzare un’altra bella ripetizione, questa volta sull’Aguja Saint Exupery, dove hanno ripercorso le tracce di Silvia Metzeltin e Gino Buscaini, i due pionieri e “cantori” della Patagonia, che, nel 1968, aprirono l’itinerario lungo la cresta est della montagna, in cordata con Lino Candot, Walter Romano e Silvano Sinigoi.

Queste due salite sono state solo le prove generali della bella cavalcata che li ha visti in azione nei giorni scorsi quando, approfittando dell’arrivo della tanto attesa finestra di bel tempo, hanno effettuato il tentativo (mancato per un soffio) di traversata dall’Aguja Guillaumet, al Fitz Roy, passando per la cima dell’Aguja Mermoz.

Stagione Patagonia 2019-2020
A sinistra Luca Moroni a destra Leonardo Gheza ph. Luca Moroni e Leonardo Gheza

“La nostra idea era di sfruttare il più possibile questi giorni di tempo stabile e vivere un avventura nel posto che più ci sta a cuore – racconta Luca Moroni – Abbiamo vissuto 3 giorni intensi, riuscendo a concatenare la via Brenner-Moschioni alla Aguja Guillaumet per poi proseguire per la via Argentina alla Mermoz, ridiscendere e infine arrivare in cima al pilastro Goretta per la via Casarotto.

Le condizioni non erano affatto buone e lo sapevamo ma abbiamo voluto andare lo stesso perché questo giro ci aveva fatto sognare e volevamo provarci lo stesso. Oltre alle cattive condizioni, durante la notte del secondo bivacco ci ha sorpreso una nevicata che ci ha bagnato completamente i sacchi a pelo. Alla fine in cima al pilastro Goretta abbiamo dovuto prendere una decisione e abbiamo scelto di calarci, vedendo sfumare la cima del Fitz Roy ma consapevoli di aver preso la scelta giusta e portandoci a casa una grande esperienza da utilizzare per progetti futuri”.

Aspettando il Torre i tre Mattei aprono una nuova via sulla Standhardt

La “ventana” (finestra di bel tempo di più giorni) di questa prima metà di febbraio è stata sfruttata nel migliore dei modi anche dai Ragni Matteo Della Bordella e Matteo Bernasconi, arrivati da poco in Patagonia con il compagno Matteo Psquetto.

Il loro obiettivo principale, come già annunciato, è la realizzazione della prima salita in stile alpino della parete Est del Cerro Torre, lungo la via del Diedro degli Inglesi, già tentata lo scorso anno da Della Bordella e Psquetto. Le condizioni della parete però non consentono ancora di effettuare il tentativo, quindi i tre hanno sfruttato le giornate di bello aprendo una nuova via sull’Aguja Standhardt, la più “piccola” delle cime del gruppo del Cerro Torre.

Foto archivio Ragni della Grignetta

Ecco la relazione della salita nel racconto di Matteo Della Bordella:

“Mercoledì 5 febbraio è iniziato un periodo di bel tempo di alcuni giorni, la prima “finestra” vera e propria di questa stagione. Matteo Bernasconi, Matteo Pasquetto ed io siamo saliti al nostro campo avanzato proprio quel giorno per verificare le condizioni delle pareti. Pur avendo un’idea chiara in testa, ovvero quella di tentare il diedro degli inglesi sulla Est del Torre, abbiamo discusso a lungo tra di noi su cosa fare. Alcune parti della nostra linea, in particolare gli ultimi 400 metri, erano totalmente ricoperti da uno spesso strato di ghiaccio e brina, tanto che la roccia che avremmo dovuto scalare non era nemmeno visibile. Queste condizioni ovviamente lasciavano pochissime o nessuna chances di successo sulla parete Est del Torre ed in aggiunta, rendevano molto elevato il pericolo di essere colpiti da alcuni di questi blocchi di ghiaccio che inevitabilmente si sarebbero staccati dall’alto col bel tempo in arrivo. Pertanto abbiamo preso la decisione di tentare il nostro piano alternativo.

Era già qualche anno che ero stato incuriosito da una linea sull’Aguja Standhardt, che sembrava non essere mai stata salita. La linea da me immaginata saliva l’evidente spigolo Nord di questa montagna, parallelamente ed a un centinaio di metri di distanza rispetto alla via “Festerville”. Quando ho proposto l’idea ai miei amici hanno subito risposto con entusiasmo e così abbiamo colto l’occasione al volo. Ne è uscita una linea di qualità anche superiore a quella che avevo immaginato! La via segue un sistema di fessure logicissimo ed i tiri scorrono uno dopo l’altro in maniera spettacolare… indimenticabile è il diedro strapiombante a metà della via solcato da una fessura perfetta lunga 100 metri con decine di metri di fila di incastro di mano!

La parte alta della via si è rivelata più facile ma non meno bella, e dopo un gelido, ma spettacolare bivacco sotto la prima “punta” della Standhardt abbiamo raggiunto la cima vera e propria la mattina del 8 febbraio. Proprio in cima abbiamo incontrato gli amici Belgi Nicolas Favresse e Sean Villanueva, anche loro avevano aperto una nuova e difficile via in un altra zona della nostra stessa montagna… un momento bellissimo. Dopo Cerro Torre e Torre Egger, ora anche la sorellina minore, ovvero la Aguja Standhardt ha una via aperta dai Ragni di Lecco”.

In attesa del “secondo tempo”

Nel frattempo le pareti del Torre si sono liberate di gran parte del ghiaccio che le ricopriva, quindi ora le condizioni potrebbero essere buone per il principale obiettivo che i tre Mattei si sono posti.

Il “secondo tempo” di questa ennesima stagione patagonica dei Ragni sta dunque per cominciare e, se il meteo sarà favorevole, ne vedremo davvero delle belle!

Per Moroni e Gheza i giorni di permanenza sotto alle montagne dell’estremo sud del mondo sono ormai agli sgoccioli, ma a brevissimo altri due Ragni cominceranno la loro “migrazione”. Manca infatti meno di una settimana alla partenza di Luca Schiera e Paolino Marazzi, ma questa è un’altra storia, che vi racconteremo a breve… restate sintonizzati!